76 ragazzi e 17 docenti in prima linea al Salone Internazionale del libro
Lunedì 13 maggio si è chiuso il sipario sulla XXXVI edizione del Salone Internazionale del libro di Torino e si sono spente le luci anche sull’edizione 2024 del PCTO di TorinoReteLibri Piemonte.
Come ogni anno, quando l’avventura finisce, le sensazioni e le emozioni sono davvero molte, sia per noi che la organizziamo, sia per i ragazzi che partecipano: anzi, soprattutto per loro, l’avventura del Salone è un evento unico ed irripetibile.
Si parte da novembre, quando si selezionano gli studenti da coinvolgere. Non è semplice, perché per loro il Salone deve avere priorità assoluta sul resto. Si richiede un impegno notevole, perché la formazione, che verrà successivamente calendarizzata, è obbligatoria, e nei giorni del Salone si è in servizio. I ragazzi che si candidano sono molto motivati e si assumono questo impegno con serietà. I docenti che li seguono iniziano un percorso che troverà il suo primo momento importante in primavera, quando viene strutturata la formazione. Qui i ragazzi hanno la possibilità per la prima volta di capire cosa c’è dietro il Salone: incontri con esperti, grandi nomi dell’editoria, del marketing, informazioni sull’organizzazione del Salone e sui suoi segreti nascosti, riservati solo agli addetti ai lavori.
Eh sì, perché attraverso questi incontri gli studenti diventano parte del meccanismo organizzativo: non solo più fruitori, ma protagonisti, per la prima volta, di un evento di caratura internazionale, dove avranno un ruolo di primo piano nella gestione degli spazi e nei rapporti col pubblico: visitatori, ma anche ospiti, figure di spicco della cultura, della politica, professionisti di ogni tipo.
La prima grossa emozione è il sopralluogo, che avviene il pomeriggio antecedente l’apertura: si entra nel Lingotto in fase di allestimento, con i padiglioni che sono cantieri, gli stand in allestimento, le decorazione meravigliose che stanno nascendo sotto i nostri occhi. E’ divertente ed anche un po’ commovente osservare le facce stupefatte dei ragazzi, che in quel momento realizzano che sì, è tutto vero, il Salone sta per cominciare e loro ne faranno parte. E poi, il Salone è arrivato: i cinque giorni della manifestazione scorrono in un lampo. Dopo mesi di preparazione tutto avviene molto velocemente. I ragazzi fioriscono sotto i nostri occhi, seri nel loro ruolo, ma anche allegri, entusiasti, molto professionali, abilmente guidati dai ragazzi del Settore Scuola del salone che, con Maria Giulia Brizio, che ci offre questa opportunità ogni anno, non finiremo mai di ringraziare: Chiara, Giorgio, Emilia, Florentina, Andrea….
L’ultimo pomeriggio è significativo: mentre si chiudono i lavori, si svolgono gli ultimi incontri, si salutano gli ultimi visitatori, i ragazzi si salutano, si abbracciano, e corrono da noi insegnanti per farci vedere i libri che hanno comprato, gli autografi che hanno ottenuto, le foto fatte con l’autore preferito.
L’eredità che lascia il Salone è questa, dopotutto: l’aver scoperto che la cultura è una cosa viva, presente, di cui anche loro, anche noi, siamo parte attiva, protagonisti: una verità di cui non ci dovremmo mai dimenticare e che non dovremmo mai tralasciare di trasmettere ai nostri ragazzi.