“È attraverso l’invenzione, che si può giungere a momenti d’illuminazione. I fatti non costituiscono la verità: questa è sempre stata una mistificazione. Più che fornire informazione, è opportuno provocare estasi e illuminazione”.
Werner Herzog
Ritengo che l’Incontro con l’autore sia l’Attività Regina, fra uno scrittore e una classe. Rappresenta non tanto un’occasione per ottenere chiarimenti e risposte, quanto per rilanciare ulteriormente le riflessioni, per dare corpo a eventuali illuminazioni che l’opera avrà suscitato nelle lettrici e nei lettori; ne deriverà un arricchimento reciproco, che genererà nuovi interrogativi, ancora più intriganti, nuove tappe sul sentiero di ognuno. Alcuni di questi interrogativi potranno librarsi a lungo, segnare percorsi (e rendimenti) scolastici e di vita.
I primi anni dei miei incontri nelle scuole, quando mi veniva proposto di tenere laboratori di scrittura, rifiutavo. Ritengo infatti che, per poter svolgere appieno l’effetto cui fa riferimento Herzog, un’opera dovrebbe essere ammantata di una certa dose di mistero: alla fine, è lei a contare, insieme agli effetti che avrà prodotto nel percorso di crescita del fruitore.
Eppure, le richieste che mi giungevano dalle scuole erano sempre più spesso per laboratori di scrittura anziché per incontri con l’autore.
Allora mi chiedevo: qual è il contributo esclusivo che potrei portare come autore? O ancora: come potrei arricchire un laboratorio del potere suggestivo delle storie?
Nel frattempo, iniziai a tenere i primi laboratori di scrittura in scuole e biblioteche.
Si trattava perlopiù di corsi di tipo ordinario, dove studentesse e studenti si cimentavano nella stesura di racconti brevi (separatamente o in gruppo).
Sentivo tuttavia di mancare in parte l’obiettivo. Mi rendevo conto che il momento in cui le classi dimostravano maggiore entusiasmo, era la parte iniziale del laboratorio, quando discutevamo insieme della passione per film, fumetti e libri; delle ragioni che ne animavano i protagonisti, questioni su cui io stesso avevo riflettuto a lungo creando i miei personaggi.
Destava spesso sorpresa la scoperta che molti dei loro beniamini, da Spider-Man a Harry Potter, affrontino in realtà dilemmi profondi e fondamentali per la crescita di individui consapevoli…
Quando tuttavia si passava alla fase pratica, le capacità di speculazione e di analisi, che alunne e alunni avevano rivelato nel libero fantasticare, venivano soffocate dal lavoro “tecnico” sulla scrittura. Anche chi mostrava più fluidità, finiva spesso con l’incappare in un vicolo cieco o i suoi personaggi smarrivano motivazioni e coerenza con il procedere del racconto. Le trame finivano con il ridursi a una successione continua di azione e di ostacoli da superare, senza il tempo per riflettere sulle ragioni che ne muovevano i protagonisti, figure bidimensionali come in molti videogiochi.
Tutto questo cambiò quando cominciai a dare una nuova impostazione ai laboratori: spostai l’obiettivo dell’attività, dalla composizione di un testo scritto al lavoro sulla struttura di una trama e…
MAGIA!
Ecco riapparire nei loro occhi la scintilla dell’interesse, il gusto del gioco, dell’introspezione psicologica e dell’indagine su dilemmi sociali, politici, economici… Tutti sperimentati in prima persona, attraverso gli occhi e nei panni dei personaggi (di queste o di altre epoche), come solo le storie possono consentirci di fare.
Tutto diventa più appassionante, quando entra in gioco il rito ancestrale della creazione di una storia.
Oggi mi reputo soddisfatto. Anche nei laboratori, sento di poter suscitare, almeno in parte, gli effetti trasformativi che le storie producono in primo luogo su chi le crea; favorendo poi nelle classi un confronto sulla comprensione di sé e degli altri, del mondo e del nostro tempo.
Grazie per l’attenzione e… buone letture!
Giovanni Del Ponte